venerdì 16 maggio 2008

SPERO DI ESSERVI UTILE....LEGGETE E CAPIRETE


Sitografia per bambini
Spesso le tecnologie informatiche sono poco usate perché si conosce poco il mondo del web, infatti navigando su internet si possono trovare numerosi siti che propongono attività spesso gratuite e di libero uso oppure programmi liberamente scaricabili.
Per cercare qualsiasi tipo di materiale si può usare un motore di ricerca ( ad esempio Google,Yahoo e simili...) in cui si possono digitare gli argomenti che interessano; è opportuno digitare sempre la parola “free” dopo le parole inserite per la ricerca in modo che ciò che ci viene proposto sia di libero uso e soprattutto gratuito.
Ecco alcuni siti da me visitati e ritenuti interessanti:
www.lagirandola.it
Visitato il 25/03/2008
Destinatari:insegnanti,bambini, genitori
Portale italiano dedicato ai bambini,tratta molti argomenti per ragazzi e per genitori
Sono presenti giochi, fiabe, alcuni forum di discussione, argomenti scolastici e non scolastici,ma sempre riguardanti la famiglia e i bambini, sono presenti anche simpatici giochi.
La girandola è un'idea di Tiziano Trivella e Nicola Rainone
www.pianetabimbi.it
Visitato il 25/03/2008
Destinatari: bambini scuola primaria
Sito per bambini e non che non vuole soltanto divertire, distrarre o collegare, ma anche insegnare, è un sito divertente dove sono presenti giochi ,un interessante sezione fumetto, simpatiche animazione, una sezione dedicata alle fiabe per i bimbi più piccoli, e una dedicata ai verbi per quelli più grandi, la grafica è accattivante e simpatica.
Nel sito è riportata la gestione con tanto di indirizzo:
Pianetabimbi s.a.s di Bonvicini Benigno & C.41100 Modena - via Anacarsi Nardi n.2 - P.I. 02834080364
www.diversimauguali.it
Visitato il 4/4/ 2008
Direzione didattica di Pavone Canavese
Destinatari bambini scuola primaria e insegnanti
La direzione didattica di Pavone Canavese gestisce questo simpatico sito dove vengono inseriti come titoli e scene i disegni fatti dai bambini.
E' un giornalino interculturale per internet scritto,disegnato e realizzato interamente dai bambini della scuola primaria, vengono riportati ricette tradizioni e notizie del mondo.
www.parks.it
Visitato il 19/04/2008
Per insegnanti e genitori aiuta ad organizzare gite e uscite.E' il protale dei parchi naturali italiani
http://www.baby-flash.com/home.html
Visitato il 19/04/2008
Sito per la scuola primaria, ben strutturato, ma puittosto lineare e semplice nella grafica, propone come home page tutte le materie cliccando sulla materia interessata si possono visualizzare molteplici attività interessanti.
http://www.bambini.it/
Visitato il 19/04/2008
Destinatari bambini, genitori e insegnanti.
Il sito propone nell'home page un indice che apre vari argomenti qui sottoelencati riportando ad altre pagine web
Canzoni e filastrocche Cartoni fumetti cinema tv Comunità e associazioni Enciclopedie e Musei Fiabe e testi Giochi Sport hobby animali Indici e motori di ricerca Riviste Salute Scuole e formazione
http://www.calimero.com/
Visitato il 20/04/2008
E' il sito ufficale di Calimero...bellissimo, la grafica è semplice e caratterizzata dal pulcino nero che ti permette di esplorare il sito che si compone di giochi, filmati, gadgets acquistabili, puzzle cruciverba giochi sempre riguardanti l'amico Calimero
http://www.cicaluccio.it/index.asp
Visitato il 20/04/2008
Destinatari bimbi scuola primaria
Sito di giochi, puzzle, filmati cartolini, non sono presenti materie scolastiche ,ma è un sito di “divertimento”
http://www.infanziaweb.it/
Visitato il 19/04/2008
Destinatari: bambini scuola dell'infanzia
Bellissimo sito destinato ai bimbi da 3 a 6 anni suddiviso in aree tematiche molto chiare
AREA BAMBINI:Disegni da colorare ,Attività creative,Le filastrocche, Testi canzoni, Ninne nanna, I giochi
AREA GENITORI:Poesie per pensare, Rapporto con i figli ,Tempo libero,Leggi
LINKS PER ARGOMENTO:Scuola, Bambini, Genitori, Handicap
INFORMAZIONI:Mappa del sito, Riconoscimenti
Il sito è gestito da Carmen un'insegnante della scuola dell'infanzia di Collegno che ha creato questo sito che possiede un proprio dominio
http://www.yahooligans.com/
Visitato il 20/04/2008
Sezione di yahoo dedicata ai bimbi un po' più grandicelli con film giochi e tanto altro
http://digilander.libero.it/Baraondapage1/Principale_lavoretti.htm
Visitato il 10/04/2008
Lavoretti per bimbi della primaria e dell'infanzia- Per imparare a realizzare, con oggetti presenti in tutte le case e l'aiuto di un adulto, un vasetto portacandela, il drago cinese, il coniglio di Pasqua e la boccia con la neve.
http://www.fondazionegalileogalilei.it/attivita/calcland/cartoni/cartoni.html
Visitato Febbraio 2008
Destinatari:bambini e insegnanti scuola primaria
Il mago Turlipì e l'inizio della Storia del Calcolo (richiede il plug-in Flash)
http://www.lillaworld.com/A_Casa.html
Visitato il 21/04/2008
Destinatari bimbi scuola dell'infanzia e primaria
Distribuisce storie illustrate per bambini in formato audio mp3 e video. Laboratorio creativo per stampare, colorare e ascoltare le storie con i genitori. Sezione dedicata ai giochi scaricabili in formato PDF.
Siti e pagine per realizzare ricerche; destinatari bambini scuola primaria
www.girotondo.com/gironews/come_perche/03_02/011.html
Ricerche sui dinosauri
www.scuolascacchi.com/storia_antica/negitto.htm
Informazioni sull'Egitto
www.pd.astro.it/MOSTRA/NEW/A2001SIS.HTM?
www.pd.astro.it/librone/home.html
Notizie immagini e informazioni sul sistema solare

PRATICARE LA DIDATTICA LABORATORIALE


Praticare la didattica laboratoriale applicata ai diversi ambiti disciplinari:
matematica
IL CANTIERE DEI PROBLEMI
L’acquisizione della conoscenza matematica, è un processo lento, laborioso, che deve avviarsi proprio nella scuola di base e il cui inizio non può che essere una prolungata attività su elementi concreti, esaminati, discussi, rappresentati in forme adeguate al livello di maturazione e conoscenza di ciascuno.
Nella scuola la costruzione di competenze matematiche la si effettua tramite esperienze ricche e motivanti, avviando gradualmente all'uso del linguaggio e del ragionamento matematico, come strumenti per l'interpretazione del reale, non unicamente come bagaglio astratto di nozioni. Ad esempio molto importanti fino a partire dai primi anni di scuola primaria sono gli “indicatori” ( o parole chiave) che ci servono a trovare la strategia risolutiva del problema (es: in tutto, ogni, ciascuno, meno di...)
Il processo che conduce a “pensare matematicamente” può però essere attivato dall’insegnante solo se gli alunni sono chiamati ad essere protagonisti del proprio apprendimento ed a sua volta questo è possibile solo ove essi siano messi di fronte a situazioni per loro significative e stimolanti, che pongano dei problemi e provochino il desiderio di risolverli, come ad esempio le soluzioni risolutive legate alla pratica e al vissuto quotidiano.
Gli allievi devono essere incoraggiati, stimolati, invitati ad una continua verbalizzazione di idee, intuizioni e proposte: bisogna rimuovere la convinzione che fare matematica consista nel trovare l’unica soluzione corretta e che questa vada trovata, mediante l’applicazione di procedimenti standard e formule di cui l’insegnante è depositario e padrone.
La classe deve vivere dunque a tutti gli effetti il clima di un “laboratorio” dove è lecito, anzi è apprezzato esporre a tutti le proprie idee, giuste o sbagliate che si rivelino, in una situazione di rispetto, condivisione e ascolto.
Gli stessi insegnanti devono porsi come modelli di apprendimento metacognitivo, abituandosi a mettersi in gioco “senza rete”, forti di un atteggiamento personale, di un metodo di lavoro, più che di conoscenze acquisite e memorizzate una volta per tutte. “L’insegnante che voglia operare secondo queste linee non dovrà aver timore di dire “ho sbagliato”, “non lo so neppure io”, “forse hai ragione tu”, ma soprattutto dovrà imparare a dire “cerchiamo insieme”...”
Occorre inoltre tenere presente che il percorso per l’acquisizione di concetti matematici non è lineare, ma passa necessariamente per momenti cruciali che costituiscono salti cognitivi, in quanto affrontano aspetti che possono costituire ostacoli per l’apprendimento o essere fonte di fraintendimenti.”
Occorre dunque che l’insegnante si permetta di non farsi prendere dalla fretta, che non tema di “perdere tempo” tornando su temi già affrontati, che imposti la propria proposta attorno a delle attività anche di lungo respiro. Solo così ogni allievo troverà la propria strada adeguata per fare propri i concetti proposti.
Classe: seconda, scuola primaria
DESCRIZIONE:
L’insegnante legge e scrive alla lavagna una situazione problematica
PROBLEMA
La mamma al mercato compra 10 pesche, 15 albicocche, 8 banane
Quanta frutta ha comprato in tutto la mamma?
OBIETTIVI
Saper leggere e comprendere il testo dei problemi
Saper progettare in modo autonomo ipotesi di risoluzione
Saper collaborare con gli altri alla risoluzione del problema
PROCEDIMENTO
Descriviamo come si svolgerà l'attività giudata dall'insegnante:
Leggere insieme e individualmente il testo di problematico
2) Individuare i dati all'interno del problema ed evidenziarli
Ad esempio si possono portare a scuola ( o reperire dalla mensa ) i frutti in modo che gli allievi possano vedere che i dati sono oggetti concreti e quindi calarsi nella quotidianità delle situazioni problematiche.
3) Rileggere e comprendere la domanda del testo problematico evidenziarla e porsi la domanda su ciò che dobbiamo trovare
Individuare le parole chiave (gli indicatori) che ci possono indicare la strategia di risoluzione. In questo caso particolare l'attenzione è merita sulle parole “ in tutto”.
Formulare ipotesi di risoluzione usando la rappresentazione concreta (la frutta).
I bambini giungeranno da soli a comprendere che la quantità totale si troverà effettuando l'operazione additiva.
6)Scrivere l'operazione esatta specificando in cosa consiste la quantità trovata (rispostina vicino al risultato)
7)Rappresentazione dell'operazione di risoluzione con un diagramma.
8)Rispondere alla domanda specificando la quantità complessiva di frutta acquistata.
I bambini saranno invitati a formulare ed inventare testi problematici simili variando dati, anche svolgendo attività di gruppo.
Queste attività deriveranno per consolidare il concetto di operazione additiva e guideranno gli alunni a costruire un testo che richieda una capacità di risoluzione.
COMPETENZE
L'alunno sa leggere e comprendere un testo problematico.
L'alunno sa progettare ed effetuare strategie risolutive
Gli allievi dovranno imparare che il procedimento di risoluzione dovrà essere sempre il solito, ragionando per passaggi in modo preciso e ordinato riuscendo così ad arrivare alla risoluzione del prolema senza difficoltà.
Inoltre l'allievo dovrà essere in grado di riflettere e di comprendere le parole del testo di un problema.
L'esperienza concreta e diretta aiuterà gli alunni a ragionare e a far proprie le situazioni problematiche proposte per usare le strategie in risoluzioni problematiche future.

domenica 24 febbraio 2008

LAVORIAMO SU UNA STORIA
Premessa
Il percorso educativo si propone di instaurare un chiaro clima di continuità e interdisciplinarietà nei diversi ambiti raccordando i vari insegnamenti disciplinari a partire dalla narrazione della fiaba “Il topo di campagna e il topo di città” di Esopo.
La favola funge da sfondo integratore per l’apprendimento strutturato attraverso schede operative che toccano l’ambito dei linguaggi verbali e non verbali;l’ambito antropologico-ambientale e in misura più limitata l’ambito matematico-scientifico.
La scelta di questa favola da l’opportunità di riflettere sul messaggio morale che è intrinseco in questo genere letterario,che nonostante i cambiamenti del tempo mantiene sempre un messaggio attuale.
Inoltre l’utilizzo della favola facilita la trasmissione e l’apprendimento delle competenze che si desidera far raggiungere agli allievi.
Classe
Scuola primaria: seconda
Tempi
Secondo quadrimestre
Finalità
Ascoltare e comprendere.
Comprendere e riconoscere messaggi attraverso linguaggi verbali e non verbali.
Esprimersi attraverso linguaggi verbali,grafici,visivi,musicali,corporei.
Conoscere e usare il proprio corpo,abituandosi a coordinare e a finalizzare i movimenti in funzione espressiva e comunicativa.
Controllare la strumentalità della letto scrittura,in funzione in produzione,a scopo comunicativo-espressivo-informativo.
Avvicinarsi alluso del linguaggio matematico e scientifico,attraverso la mediazione del linguaggio parlato e scritto.
Sperimentare i senso logico-matematico.
Ambito linguistico-espressivo:
Italiano
Arte e immagine
Musica
Scienze motorie
Ambito antropologico-ambientale:
Storia
Geografia
Studi sociali
Ambito matematico-scientifico:
Aritmetica
Geometria
Logica
Scienze
Obiettivi
ITALIANO
Riferire una narrazione,mantenendo la sua struttura temporale.
Leggere autonomamente testi di difficoltà graduata.
Cogliere le relazioni di coerenza in una narrazione di genere fantastico.
Individuare informazioni specifiche relative a personaggi,luoghi,tempi,azioni.
Completare testi misti.
Consolidare la conoscenza e l’uso delle convenzioni ortografiche.
Classificare i nomi in base a un criterio.
Riconoscere,utilizzare e saper concordare gli articoli.
Riconoscere e formulare frasi.
Associare un termine nuovo al suo significato.
ARTE E IMMAGINE
Esplorare immagini,utilizzando correttamente le capacità visive per discriminare i vari elementi.
Utilizzare il linguaggio verbale per “raccontare” un contenuto iconico.
Utilizzare strumenti,tecniche e materiali cartacei,tessili,plastici e grafico-espressivi in modo creativo e personale.
MATEMATICA
Associare numeri alla quantità corrispondente e viceversa.
Contare in senso progressivo e regressivo.
Eseguire semplici operazioni aritmetiche.
Elaborare una situazione problematica partendo da una situazione concreta.
Riconoscere e rappresentare graficamente una situazione problematica.
Costruire un sequenza di istruzioni con un criterio logico.
Metodologia
Ascolto della favola letta dall’insegnante.
Comprensione della favola attraverso il metodo del circe time.
Attraverso il brain-storming si guidano i bambini al riconoscimento delle parole chiave al fine di suscitare in loro l’individuazione della morale della favola.
Lavorare in piccoli gruppi (metodo cooperativo) per la realizzazione di cartelloni e rappresentazione grafico-pittoriche della favola con l’utilizzo di tecniche diverse.
Drammatizzazione
Utilizzando lo sfondo integratore della fiaba proposta di schede operative che richiamino gli obiettivo prefissati nelle varie discipline.
Uscita su territorio in centro città e in cascina.
Verifiche
Attraverso osservazioni sistematiche valutare l’andamento del lavoro individuale e di gruppo.
Verbalizzazione
Schede operative
Giochi e simulazioni
IL TOPO DI CAMPAGNA E IL TOPO DI CITTA’
Un topo cittadino ricevette un invito a pranzo da un suo amico che viveva in campagna.Ma il pranzo era davvero misero:solo radici,erba e grano.
Vedi,-gli disse- che brutta vita ti riduci a fare! Io in città ho una casa piena di squisitezze:vieni tu da me e vedrai! Ti imbandirò una tavola di pietanze raffinate.
Il topo di campagna,incuriosito,accettò l’invito e partirono subito per la città. Giunti alla casa, i topi si recarono nella dispensa:lì c’erano fichi e legumi,lardo,formaggio,pane e focaccia,datteri e miele. Il topo di campagna era strabiliato e ringraziò il suo amico per tanta abbondanza.
I due stavano per cominciare il pranzo quando si sentì un rumore misterioso. Il topo di città fece un balzo e cominciò a scappare verso un buco del pavimento,trascinando con sé anche il topo di campagna. Tornata la calma,i due topolini uscirono dal rifugio e si avvicinarono ai fichi,ma ecco un altro terribile rumore. E via, i topolini tornarono nel buco, e così fecero ancora per due o tre volte.
Allora il topo di campagna si dimenticò della gran fame e disse:- Addio, amico mio! Tu resta pure a gustare il tuo pranzo prelibato, con tutti gli spaventi e le paure! Io sarò un sempliciotto, ma, mangiando semi e radici, vivrò a lungo e in tutta tranquillità.
............ CON LA MUSICA PUOI FARE...........


L’esperienza più interessante in campo musicale l’ ho svolta durante quest’anno scolastico grazie all’ aiuto della mia collega di classe.
Con l’avvicinarsi delle feste natalizie abbiamo deciso di organizzare una festa dove i bambini erano protagonisti .Erano coinvolti i bambini dalla prima alla quinta in quanto l’ istituto in cui si operava contava solo 25 bambini. Per questo motivo durante l’anno si era reso necessario lavorare in pluriclasse, quindi anche durante le lezioni di educazione musicale è stata attuata tale modalità.
Volevamo evitare le abituali feste con recite natalizie e canzoni inerenti al tema del Natale anche perché nell’istituto sono inseriti sei alunni pachistani, quindi di religione musulmana .Durante l’anno avevamo svolto alcuni lavori relativi alla musica così si è deciso di proporre uno spettacolo relativo ai lavori musicali svolti fino a Dicembre.
Si è dato inizio allo spettacolo con un canto: “Uccelli”; dove i bambini accompagnati dal suono della chitarra cantavano una canzone dedicata agli uccelli.Il testo era legato al progetto svolto durante l’anno in collaborazione con la LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli). Seguivano alcuni suoni con i metallofoni ,suoni gravi e suoni acuti ,che rappresentavano l’abbondante nevicata avvenuta alcune settimane prima.Durante l’inverno erano state svolte alcune passeggiate nel bosco alla ricerca di castagne e ricci ,legate a queste attività i bambini hanno rappresentato i rumori del bosco usando foglie,carta di giornale,sassi e legnetti.Le varie partiture erano state scritte su cartelloni mobili e rappresentavano i disegni degli oggetti da suonare.La mia collega indicava sulla partitura i momenti in cui i bambini dovevano suonare.Infine i bambini più grandi (quarta e quinta) hanno suonato con il flauto il brano “Inno alla gioia”.
Lo spettacolo è stato molto apprezzato grazie alle particolarità dell’attività svolta,i bambini sono venuti a contatto con suoni e rumori stimolanti e per alcuni di loro anche nuovi,hanno mostrato tutti un notevole impegno e interesse volendo continuare il lavoro anche durante l’anno scolastico,legando semplici rumori ad altre attività ( es:”Partitura delle officine” svolta con rumori del nostro corpo che rappresentavano gli attrezzi visti in seguito alla visita alle officine metal meccaniche)
Per quanto mi riguarda ho avuto modo di avvicinarmi all’educazione musicale in modo diverso scoprendo che anche delle cose più semplici può nascere un lavoro ricco di significato,ho inoltre avuto l’occasione di mettermi in gioco di suonare con i bambini e di divertirmi con loro.Ho inoltre avuto modo di osservare alunno in situazione di handicap che seguivo il quale aveva gravi disturbi dell’ iperattività,e un notevole impaccio motorio.Ho notato che A.riusciva a seguire le lezioni di musica con interesse e impegno riuscendo a sfruttare in modo ottimale le sue capacità,l’alunno era molto interessato alle attività e riusciva a controllare anche se in modo minimo la sua iperattività.

lunedì 4 febbraio 2008

Conoscete questo libro?

Conoscere questo libro e capirlo...ogni insegnate dovrebbe leggerlo....
LA TESTA BEN FATTA
EDGAR MORIN

“…E’ meglio una testa ben fatta che una testa ben piena…”(pag.15) diceva Montaigne. Morin nel suo testo riprende questa frase per esporre il suo pensiero in merito all’educazione e all’istruzione. Morin a partire dal prologo sostiene la necessaria riforma del pensiero per avere una conseguente riforma dell’insegnamento. L’autore ha voluto mostrare come la soluzione dei problemi e il perseguimento delle finalità debbano comportare la riforma del pensiero e dell’istruzione.
Ma che cosa sono l’educazione e l’istruzione? Secondo Morin questi due termini coincidono, ma allo stesso modo si differenziano.Mettendo a confronto i due termini parla di insegnamento educativo, termini attuali nella scuola moderna; ma cos’è l’insegnamento educativo?
Ed è possibile parlare di insegnamento educativo come lo intende Morin? Egli infatti sostiene che la missione di questo insegnamento non è trasmettere del puro sapere, “ma una cultura che permetta di comprendere la nostra condizione e di aiutarci a vivere, essa è nello stesso tempo una maniera di pensare in modo aperto e libero”(p.3).
Secondo Morin si può avere questo risultato attuando una riforma del pensiero anche se “c’è un’inadeguatezza sempre più ampia, profonda e grave tra i nostri saperi disgiunti e frazionati suddivisi in discipline da una parte, e realtà o
problemi sempre più polidisciplinari, trasversali, multidimensionali, transazionali, globali, planetari, trasversali, multidimensionali”(…)(p.5).
La separazione delle discipline rende incapaci di cogliere “ ciò che è tessuto insieme (…) cioè il complesso”(p.6).
Il complesso, infatti, è formato da parti.
Si deve quindi pensare il problema dell’insegnamento “da una parte a partire dalla considerazione degli effetti sempre più gravi della compartimentazione dei saperi e dell’incapacità di articolare gli uni agli altri,dall’altra parte a partire dalla considerazione che l’attitudine a contestualizzare e a integrare è una qualità fondamentale della mente umana e che si tratta di svilupparla piuttosto che atrofizzarla” (p.8-9).
“Dietro alla sfida globale e del complesso si nasconde un’altra sfida quella dell’espansione incontrollata dei saperi” (p.9).
I saperi nella scuola odierna sono in continuo accrescimento, ma spesso vengono proposti in modo dissociato senza interconnessione fra loro. Morin sostiene che “le conoscenze frammentate servono solo per utilizzazioni tecniche”(p.9).
A mio parere, le conoscenze frammentate,non servono solo per conoscenze tecniche,ma aiutano a preparare una situazione globale con una conseguente interconnessione tra i saperi.
Morin sostiene che ci sono tre sfide che ci conducono al problema essenziale dell’organizzazione del sapere:la sfida culturale,quella sociologica e quella civica.
Egli divide la cultura in due blocchi:umanistica e scientifica che mancano ognuno di caratteri diversi. La sfida sociologica prende in considerazione lo sviluppo della società dei mass-media.
Nella sfida civica sostiene che “l’indebolimento di una percezione globale conduce all’indebolimento del senso della responsabilità poichè ciascuno tende a essere responsabile solo del proprio compito specializzato, così come all’indebolimento della solidarietà, poiché ciascuno percepisce solo il legame organico con la propria città e i propri cittadini”(p.11).
Attraverso queste sfide si può attuare la “sfida delle sfide” ovvero “la riforma dell’insegnamento che deve condurre alla riforma del pensiero e la riforma di pensiero che deve condurre a quella dell’insegnamento”(p.13).
Ma che cosa significa insegnare? Secondo Morin è meglio “una testa ben fatta che una testa ben piena” quindi l’insegnamento deve concentrarsi sull’individuo aiutandolo a interpretare e organizzare i saperi tra di loro,ma allora l’educazione si riduce solo al semplice apprendimento di nozioni? L’insegnamento nella società odierna non è solo puro apprendimento, ma saper interagire con il mondo esterno e con gli altri, gli alunni devono essere incoraggiati alla ricerca nelle varie discipline, risolvere problemi a programmare azioni ponendosi degli obiettivi. Sono inutili numerose singole nozioni senza interdisciplinarietà e interconnessione. Una “testa ben fatta” può permettere agli alunni di sviluppare un pensiero critico, efficace individualistico che si andrà a confrontare con altri pensieri e a relazionarsi all’interno della società.
Non perdere di vista che il pensiero interconnesso necessita anche di un processo di separazione (dalle parti al tutto, dal tutto alle parti), “la conoscenza comporta nello stesso tempo separazione e interconnessione,analisi e sintesi”(p.18).
La società moderna deve agire in modo tale da formare interconnessione e analisi; “un tale pensiero si apre al contesto dei contesti, il contesto planetario”.
Se in passato le discipline scientifiche avevano con il loro sviluppo formato una separazione con le discipline umanistiche ora non è più così, con le loro conquiste e le loro ricerche possono aiutare l’alunno a pensare che il loro sistema così complesso racchiude piccole parti interconnesse tra di loro.Spesso nella scuola primaria si parla di capacità di capire le scienze solo dopo aver lavorato in modo proficuo nelle discipline umanistiche e viceversa.
La scuola primaria deve essere la base dei saperi organizzati del pensiero che interagisce.
Noi stessi partiamo da una fisicità basata sul scientifico e sul materiale e siamo contornati da esperienze spiegate dalle scienze umane.
La psicologia e la sociologia stesse lavorano sulle basi di discipline scientifiche.
Lo stesso studio del linguaggio è legata a mutamenti fisici e biologici dell’uomo. Morin intitola il quarto capitolo del suo libro “Apprendere e vivere” ebbene “l’oggetto dell’educazione non è dare all’allievo una quantità sempre maggiore di conoscenze, ma è costruire in lui l’ anima che l’orienti in un senso definito non solamente durante l’infanzia ,ma per tutta la vita” (p.45).
L’educazione deve essere perpetua ovvero è necessario trasmettere valori e conoscenze che vadano ad abbracciare la crescita dell’uomo, le varie discipline interconnesse devono “insegnare al cervello” che nessuna conoscenza può fare a meno dell’interpretazione. Si deve insegnare a tradurre in modo costruttivo ogni minima percezione. La formazione del pensiero e la conseguente educazione è una cosa complessa da perfezionare e interpretare durante la vita.
Inoltre Morin sostiene che “Conoscere e pensare” non è arrivare a una verità assolutamente certa ,è dialogare con l’incertezza (p.59).
La condizione umana è segnata dall’incertezza,la storia e anche il processo educativo possono essere incerti e imprevedibili sul risultato sulle capacità e su mezzi e metodi. Il compito dell’uomo è anche quello di coesistere con le incertezze adattandosi in maniera consapevole. Morin sostiene che “ il nostro insegnamento tende al programma mentre la vita ci chiede strategie e ,se possibile, anche serendipità e arte”(p.63)
L’educazione non va vista solo all’interno della scuola ,ma deve contribuire all’auto formazione del cittadino che condivide i valori di una società democratica,deve saper assumersi le proprie responsabilità vivendo in modo socialmente corretto.Il compito della scuola è quello di collaborare ad una educazione permanente e duratura. Attraverso l’interconnessione dei saperi si deve aiutare l’uomo ad affrontare problemi e sfide che la vita ci pone. Noi insegnanti dovremmo insegnare a vivere ai nostri alunni, le conoscenze che noi trasmettiamo loro non devo essere settoriali e superficiali ma devono essere nozioni che aiutino il bambino a strutturare un pensiero critico ,a costruirsi schemi mentali che lo possano aiutare nello studio e anche nell’organizzazione delle scelte quotidiane.
Inoltre il sistema scolastico deve operare con un rapporto di continuità tra i vari gradi e ordini di scuola in modo che il processo educativo sia completo e proficuo, senza sottovalutare l’individualità del soggetto, le proprie attitudini personali il proprio pensiero. Molto spesso tra i vari ordini di scuola non si parla un “linguaggio comune” e questo va a discapito del processo educativo, infatti, le linee guida del processo educativo dovrebbero essere decise in accordo comune tra i vari ordini di scuola in quanto il passaggio da ogni grado di scuola è sempre moto complesso; gli insegnanti dovrebbero impegnarsi a collaborare a stabilire obiettivi comuni legati ai vari ambiti disciplinari.
Con i fini comuni si potrà provare ad attuare quello che è un processo educativo legato al miglioramento della persona, alla sua capacità di interconnettere le varie discipline e i vari saperi tenendo conto del contesto in cui si applica e della realtà dell’individuo. Il rinnovamento del pensiero deve tener conto dell’individualità dell’individuo che deve essere valorizzata per fare in modo che si formi un uomo con una personalità rispettosa dei valori altrui della personalità e del modo di essere di ognuno di noi. Spesso non ci si rende conto che si ha a che far con persone e non con “dei piccoli robot” e che noi insegnanti abbiamo una grande responsabilità in quello che facciamo “avendo in mano” il futuro la cultura e la vita “degli uomini e delle donne di domani”, ogni bambino ha i suoi tempi e il suo modo di apprendere, ma sempre più spesso gli vengono affidate prove di verifica anche ministeriali da svolgere in modo statico e non in modo dinamico dove il bambino viene etichettato in base al numero di domande giuste.
Da non sottovalutare il ruolo dei media nella società,cercando di usare ciò come un vantaggio e non come uno svantaggio.
Nell’ottavo capitolo Morin riflette sulla “necessità di un pensiero (…) che distingue e unisce;(…)un pensiero del complesso nel senso originario del termine,complesso ciò che è tenuto insieme (…) (p.91).
Il pensiero che affronta il tema dell’incertezza viene presentato secondo sette principi complementari e interdipendenti (sistematico od organizzazionale, ologrammatico, dell’anello retroattivo, dell’anello ricorsivo, d’autonomia/dipendenza, dialogico, della reintegrazione del soggetto conoscente in un processo di conoscenza) che aiuterebbero ad organizzare un pensiero che interconnette con la conseguenza che “ un pensiero capace di non rinchiudersi nel locale e nel particolare,ma capace di concepire gli insiemi, sarebbe adatto a favorire il senso della responsabilità e il senso della cittadinanza.La riforma del pensiero dovrebbe avere conseguenze esistenziali, etiche e civiche. (p.101).
Morin, nel capitolo nove, pone l’accento su un problema attuale della nostra scuola, sostiene infatti che c’è bisogno di più crediti e più insegnanti in modo che ogni insegnante possa conoscere individualmente ogni studente tenendo conto dell’individualità di ciascuno.Questo tipo di pensiero incontra difficoltà in quanto molti insegnanti sono “rigidi” nelle “proprie sovranità disciplinari” (p.104)
Spesso gli insegnanti rifiutano il confronto con i colleghi, inoltre tutto ciò scaturisce anche in una enorme difficoltà a far concernere la relazione scuola e società. Morin sostiene che “questa relazione non è speculare, ma ologrammatica e ricorsiva:ologrammatica come un singolo punto di ologramma porta in sé la totalità della figura che rappresenta,anche la scuola nella sua singolarità porta in sé la presenza dell’intera società. Ricorsiva: la società produce la scuola che produce la società” (p.104).
Ma chi educherà gli educatori? Se non c’è una cooperazione e collaborazione tra insegnanti quale qualità si potrà avere in termini di rinnovo del pensiero e dell’educazione. Si arriverà al punto che il lavoro di educatore sarà animato solo da un sentimento di missione, ciò può essere giusto in quanto la trasmissione delle conoscenze richiede competenza,ma richiede anche arte. Chi insegna con passione avrà sicuramente risultati diversi da chi lo fa solamente per uno scopo economico e remunerativo.
L’insegnante ha la “missione” di fornire cultura che permetta di contestualizzare, affrontare i problemi,preparare le menti alle sfide,alle incertezze, all’affiliazione, alla sua storia, alla sua cultura insegnare l’umanità e i valori.
La scuola deve trasmettere tutto ciò, deve cooperare con la società, la famiglia e tutto quello che ci circonda alla formazione dell’uomo e del cittadino.
La riforma del pensiero di cui parla Morin a mio parere è molto complesso in quanto sempre ci si trova davanti a scelte, idee e formazioni diverse e spesso i rapporti tra le colleghe di classe o di sezione sono molto difficili e questo si ripercuote anche sui rapporti con le famiglie e con le istituzioni.Non è quindi da sottovalutare la formazione degli insegnanti spesso povera di competenze e quindi incapace di attuare modalità e criteri innovativi.
Nella scuola attuale si tende a programmare in modo statico senza elasticità e a basarsi solo su questi. Il problema che Morin pone su chi educherà gli educatori è reale e attuale se veramente si verificassero riforme di pensiero innovativo chi riuscirà ad educare gli educatori? Ma soprattutto come sarà possibile fare aprire a tutti l’idea di una scuola nuova?
Anche in base ai cambiamenti che la società ,in continua evoluzione continua a portare il pensiero e l’insegnamento dovranno sicuramente evolversi cambiando prospettiva e visione delle cose, ma in che modo. La nostra società è ormai multietnica, ma ancora troppo poco si parla di intercultura, nella scuola dopo la chiusura delle scuole speciali sono stati inseriti i portatori di handicap anche gravi, ma dove sono gli spazi e le risorse e soprattutto la formazione non solo degli insegnanti di sostegno ma anche di quelli di classi per affrontare le problematiche che possono verificarsi di fronte a handicap gravi?
La riforma del pensiero deve partire inizialmente dalle sfere più alte il sistema educativo solo così si potrà educare gli educatori e tutti coloro che operano attivamente nel sistema scolastico,
La riforma del pensiero di cui parla Morin, è complessa da attuare e soprattutto richiede tempi molto lunghi, richiede impegno,volontà,e passione da parte dei singoli individui delle varie istituzioni,si deve attuare il lavoro in rete di cuoi tanto si parla e che spesso non si applica.
L’insegnamento viene visto, da chi non lo vive come “il posto statale” dove tutti cercano di “sistemarsi”, non è proprio così chi insegna deve essere animato dalla passione per quello e dalla voglia di trasmettere il suo sapere , la sua professionalità la sua voglia di dare agli altri Questo lavoro deve essere per noi veramente una missione,ma spesso questo viene trascurato.
L’insegnante non è valutato per le sue capacità,ma per il numero di nozioni che trasmette agli alunni,ma allora cosa significa insegnare? Questa è per me la grande domanda che sempre mi pongo, pensando spesso che il nostro lavoro è spesso criticato dalle famiglie e dai colleghi, quello stesso titolo di studio che è stato nel passato il primo ammesso alle donne come licenza superiore che richiedeva dignità e rispetto, oggi è visto come un semplice diploma tra i molti proposti.
Da non sottovalutare il discorso delle famiglie che non sono più organizzate come una volta. I genitori spesso lavorano entrambe e hanno sempre meno tempo di seguire i figli quindi spesso delegano la scuola di tutto ciò che riguarda la loro educazione e l’istruzione . Inoltre anche la costituzione delle famiglie sta cambiando spesso le famiglie non sono più quelle “tradizionali” del passato quindi anche i bambini si trovano a contatto con realtà diverse e modelli educativi differenti.
La riforma del pensiero che illustra Morin a mio parere è un qualcosa che deve andare a sradicare idee, pensieri, luoghi comuni formatosi in decine di anni di riforme e cambi sociali, pur condividendo il fatto che per riformare l’educazione sia necessario riformare il pensiero mi chiedo come sia possibile farlo nel modo in cui illustra Morin,partendo dai presupposti sopra citati,se si va a riflettere su ciò che sta succedendo nella società odierna allora si potrà dire che il pensiero è in continua riforma che non sempre può essere considerata positiva,ma di pur sempre riforma si tratta in quanto ogni piccolo o grande cambiamento sociale cambia il modo di noi persone,genitori e insegnanti di approcciarsi a ciò che ci circonda e quindi anche all’istruzione e all’educazione sempre diversa.
I problemi attuali di noi insegnanti non sono neanche paragonabili a quelli degli insegnanti del dopo guerra o degli anni sessanta e settanta, i vecchi programmi citavano la necessità di insegnare agli alunni a “leggere,a scrivere e a far di conto”, ormai questa ipotesi sono superate o per lo meno integrate da altre conoscenze e competenze che prevedono formazione nuova e diversa rispetto ad un tempo. Purtroppo questa necessità di svolgere ciò che ci dicono i programmi ci fa perdere di vista quelli che sono punti essenziali da tenere in considerazione da parte di noi insegnanti in primo luogo l’individualità di ogni singolo bambino, Morin, infatti, pone molta attenzione a ciò.Ogni bambino a diritto ad imparare e questo è sancito anche dalla costituzione ,ma come? In che tempo? Infatti i programma specificano anche questo perdendo così di vista i tempi di apprendimento del singolo individuo che sembrerà sempre più diverso dal resto del gruppo perché magari più lento, in senso negativo, o più veloce, in senso positivo.
In questi anni a di lavoro svolti ad aiutare con tutte le proprie capacità “piccoli uomini e donne del domani” a formarsi una propria cultura e una propria identità che possa aiutarli per la vita ho imparato anch’io molte cose e soprattutto, (citando una frase di una cara collega): “che noi non abbiamo a che fare con delle macchine, ma con degli esseri umani tutti uguali e diversi ed è per questo che a volte il nostro lavoro può diventare così difficile e faticoso” Ho imparato a confrontarmi e a rapportarmi con gli altri in modo positivo e costruttivo e penso di aver attuato dentro di me una mia personale riforma di pensiero che spero mi porti a dare sempre il meglio che posso di me stessa riuscendo a modificare ciò che è necessario per adattarmi ai cambiamenti e alle modificazioni della scuola e dalla società.

Avventura nella lingua italiana...

Ed ecco a voi una breve unità didattica sulla poesia.....
Classe: quarta
Tempi: secondo quadrimestre
Obiettivi specifici relativi alle competenze attese:
-saper distinguere, nella parola, il significato e il significante,riflettere sull’aspetto percepibile delle parole;
-saper fare associazioni tra significanti e significato;
-analizzare alcune caratteristiche del testo poetico;
-padroneggiare le tecniche specifiche dle testo petico;
-cogliere il messaggio implicito e esplicito della poesia;
-memorizzare e recitare con espressività il testo poetico.
Materiali e strumenti:
-giochi di parole;
-poesie;
-filastrocche ;

Raccordi interdisciplinari:
Ed.al suono:per l’aspetto musicale.
Ed. all’immagine:con il disegno rappresentare i versi attraverso di una poesia.

Lavorare sulla poesia significa lavorare direttamente sulle competenze linguistiche e non solo anche sulla metalinguistica.Partiamo dalla domanda:Che cos’è la poesia?
Poi dalle varie riflessioni dei bimbi facciamo capire che le parole hanno una forma e magari hanno anche un colore, un sapore, un ritmo e un movimento.
Le parole sono quindi oggetti e per questo possiamo giocarci.
Facciamo osservare ai bambini che in quanto oggetti, le parole hanno caratteristiche percepibili con i cinque sensi.
Sottoponiamo alle loro attenzioni alcuni di questi oggetti:
Prendiamo per esempio la parola “pizzicare” non sentiamo in quelle “i” e in quelle “z” la sensazione acuta e sottile del pizzico?Facciamo sentire la morbidezza e la delicatezza nela parola “velluto” con quelle “l” e quelle “v” che ci avvolgono?
Ci sono parole esiuli e sottili dove prevalgono le I e altre larghe e grandi con tante O, ci sono parole ruvide e aspre.
Ci sono parole chiare e luminose e altre buie e scure che fanno anche paura con “U”
I suoni spesso descrivono i significati delle parole.
Proponiamo degli insiemi nei quali i bambini possono inserie parole buie,luminose, morbide, grasse, sottili, tonde, spigolose o a cui loro danno significato.



sabato 2 febbraio 2008

AVVENTURE LAVORATIVE............

Visto che sono un'insegnante vorrei essere di aiuto alle persone che come me hanno intrapreso questa AVVENTURA lavorativa presentandovi un progetto che ho presentato personalmente e su cui ho basato la mia tesi di abilitazione....buona lettura...è un pò lungo!!!
Ecco la mia AVVENTURA....
PROGETTO DI LETTURA E COMPRENSIONE DI UN LIBRO
Il progetto proposto è realizzabile nella scuola primaria in una pluriclasse (prima,seconda e terza) associando gruppi di bambini di classi differenti con abilità,età cultura e interessi personali diversi.
Il progetto proposto prevede la lettura guidata di un libro per bambini lavorando successivamente sulla comprensione nelle sue diverse modalità.Il libro scelto dagli insegnanti è “Alla ricerca di Nemo”
Nel testo viene trattata la storia di un pesciolino con una pinna atrofica pescato da un sub nei mari caldi del pacifico e finito in un acquario,il pesciolino con l’aiuto di alcuni amici conosciuti nell’acquario riesce a liberarsi e a tornare dal suo papà nell’oceano. Durante le varie lezioni,dopo la lettura del capitolo si chiederà ai bambini di comprendere il brano letto attuando diverse modalità di comprensione che saranno inerenti alle attività grafico- pittoriche per i bambini più piccoli,e utilizzando delle domande con i bambini più grandi.Inoltre parte della comprensione verrà fatta con l’insegnante oralmente in modo da verificare la comprensione immediata delle parti lette. Il lavoro sarà però molto simile per tutti i bambini che, dopo aver svolto l’attività legata alla comprensione, saranno divisi in gruppi e dovranno collaborare tra di loro per raggiungere un fine comune.Durante il lavoro di gruppo si realizzeranno cartelloni con diverse tecniche pittoriche e ci si preparerà alla realizzazione dello spettacolo finale. L’insegnante si preoccuperà di raccogliere i vari lavori per realizzare alla fine un fascicolo riassuntivo associato alla realizzazione dello spettacolo teatrale.Un altro compito dei bambini sarà la realizzazione dei costumi con l’aiuto degli insegnanti e con l’impiego di materiale povero e riciclato.Lo spettacolo sarà arricchito da musiche inerenti alla storia e che ricordano l’ambiente marino .Inoltre si potrà collegare il lavoro legato alla comprensione con le attività di tipo scientifico,prendendo come spunto il paesaggio marino si inviterà i bambini a riflettere sul necessario rispetto della natura e si proporranno attività che avvicinino alla conoscenza dell’ambiente acquatico,al rispetto dei pesci e del mare.
Classe :
prima,seconda e terza (pluriclasse)
Tempi di lavoro :
Per lo svolgimento del lavoro globale un intero quadrimestre
Cadenze degli incontri:una volta alla settimana per due ore.
Ambiti disciplinari coinvolti:
Lingua italiana;
Educazione all’immagine;
Educazione musicale;
Convivenza civile;
Scienze.
Le finalità:
Acquisire e migliorare la capacità di lettura.
Comprensione orale,scritta,grafico pittorica.
Drammatizzazione.
Stimolare la capacità di attenzione e concentrazione.
Stimolare la capacità di collaborazione e il concetto di gruppo.
Acquisire la consapevolezza che la diversità è un valore soggettivo.
Avvicinarsi al mondo marino.
Imparare a rispettare gli animali e la natura che ci circonda.
Sviluppare la motricità fine.
Coinvolgere le famiglie e l’intera comunità nel progetto
Migliorare il rapporto di continuità con la scuola dell’infanzia.
Gli obiettivi:
Leggere autonomamente.
Individuare informazioni specifiche relative a personaggi,luoghi,tempi,azioni
Acquisire o consolidare la capacità di rielaborazione.
Utilizzare il linguaggio non verbale per “raccontare” un narrazione.
Utilizzare strumenti,tecniche e materiale cartaceo,tessili plastici e grafico-espressivi in modo creativo e personale.
Riordinare eventi.
Strumenti di lavoro:
Libro “Alla ricerca di Nemo”
Video cassetta (o dvd) “Alla ricerca di Nemo”
Telecamera
Cartelloni,
Pennarelli,matite colorate,colori a tempera,colori a dita,
Gomma piuma,carta crespa,stoffa.
Metodologie:
Ascolto e comprensione.
Circe time.
Cooperative Learning (Learning Togheter).
Tutoring.
Verifiche:
Attraverso osservazioni sistematiche osservare l’andamento dei singoli individui e del gruppo.
Verifiche in itinere attraverso i lavori svolti.
Verifica finale sulla buona riuscita o non del lavoro svolto.
La prima lezione inizierà con lo spiegare ai bambini coinvolti nel progetto il lavoro da svolgere.Lo scopo del progetto è quello di stimolare gli alunni a lavorare in gruppo in modo proficuo,relazionando tra di loro in modo chiaro e comprensibile migliorando i rapporti interni alla pluriclasse attraverso situazioni stimolanti,inoltre si avvicinerà gli alunni al piacere della lettura e al significato del libro .La lettura del libro, che verrà svolta sia dall’ insegnante che dai bambini, aiuterà gli alunni all’ascolto e all’ attenzione in modo da essere di aiuto soprattutto ai bambini delle prime classi elementari, che fanno fatica a stare seduti e ad ascoltare. Stimolando i bambini con la lettura della storia in modo coinvolgente si potrà suscitarne in loro curiosità e la voglia di proseguire nel lavoro proposto.
L’attività di lettura verrà svolta in una stanza o in un angolo tranquillo,si inviteranno i bambini a portare un cuscino per potersi rilassare e mettersi comodi in modo da essere pronti e propensi alla lettura;l’insegnante dovrà leggere con enfasi e in modo coinvolgente il capitolo del libro evidenziando con la voce le parti più importanti,inoltre se vorrà potrà porre qualche domanda coinvolgendo i bambini nella comprensione immediata della lettura.
Successivamente dopo aver riportato i bambini all’attenzione si distribuirà loro il lavoro,ai bimbi più piccoli, che non sanno ancora leggere, si darà un foglio e si chiederà loro di disegnarci un scena che li ha particolarmente colpiti,ai bimbi di seconda si porranno delle domande dove verranno illustrate le parti principali della storia,ai bimbi di terza si chiederà di spiegare tramite brevi pensieri ciò che hanno capito del brano letto.Dopo ciò l’insegnante si preoccuperà di raccogliere gli elaborati che serviranno poi per la realizzazione del fascicolo finale.
Terminato questo lavoro che durerà il tempo che si riterrà necessario (premetto che non credo nella scansione dei tempi di lavoro,a mio parere ogni bambino deve utilizzare il tempo che ritiene più opportuno nello svolgimento del proprio elaborato.)
Dopo ciò i bambini verranno divisi in gruppi eterogenei misti per età ad ogni gruppo verrà dato un cartellone e a seconda delle lezioni, con tecniche diverse, si chiederà di rappresentare la parte della storia letta.Le tecniche possono essere le più svariate dalle tempere,ai pennarelli,ai colori a dita e alle matite colorate.
Ogni alunno porterà il proprio contributo alla realizzazione del cartellone aiutando nelle tecniche nuove i compagni più piccoli e in difficoltà permettendo loro di apprendere in modo sereno e cooperativo.
L’insegnante visionerà sulla buona riuscita del lavoro,sui rapporti interpersonali del gruppo e sull’aiuto che verrà scambiato reciprocamente.Inoltre osserverà annotando le indicazioni più significative su schede precedentemente predefinite che serviranno alla valutazione finale del lavoro.
I cartelloni verranno poi appesi in un apposito spazio dove potranno essere presi come riferimento per la comprensione della storia.
Per migliorare ancora la comprensione del libro si potrà far vedere la videocassetta o il dvd che rappresenta la storia letta,da qui potranno scaturire domande sulle differenze inerenti al testo.
Dopo aver letto tutto il libro, costruito tutti i cartelloni e raccolto i lavori inerenti alla comprensione si può dare inizio alla realizzazione della rappresentazione teatrale che coinvolgerà tutti gli alunni. I personaggi saranno decisi dai bambini valutando le varie proposte,ogni bimbo dovrà prendere coscienza del proprio ruolo, si cercherà di delinearne le linee principali del carattere e del modo di essere (es.Nemo piccolo e indifeso,Marlin grande e protettivo),chiedendo poi alle famiglie la collaborazione nel portate il materiale per costruire i costumi che potranno essere di gomma piuma ,carta crespa e materiale semplice.Ogni bambino prenderà atto del lavoro da fare e cercherà con l’aiuto delle insegnanti di costruire il proprio costume.
Successivamente le insegnanti si faranno carico della suddivisione delle parti da imparare e le assegneranno agli alunni chiedendo loro di studiarle a casa,sarà nuovamente richiesta la collaborazione delle famiglie.
Le maestre creeranno le scenografie con cartelloni (alcuni potranno essere quelli realizzati dai bambini), carta crespa e colori a tempera (alghe di carta crespa ,mare azzurro e blu).
Gli alunni potranno creare un volantino pubblicitario per far conoscere all’intera comunità paesana lo spettacolo che andranno a svolgere.
Successivamente ci sarà lo svolgimento dello spettacolo che verrà fatto alla sera per coinvolgere la maggior parte dei genitori.
Lo spettacolo potrò essere svolto in oratorio o nel salone polivalente del paese estendendo l’invito anche alle varie autorità del paese,che nei piccoli paesi sono molto legate alla popolazione,trattandosi infatti di una piccola comunità,il sindaco e il parroco sono anche coinvolti nella vita della comunità scolastica.
L’invito alla visione dello spettacolo si estenderà ai bambini della scuola dell’infanzia che potranno così rivedere i compagni che l’anno passato erano ancora alla scuola dell’infanzia e conoscere alunni più grandi,inoltre faranno conoscenza con gli insegnanti creando così un rafforzamento nel lavoro di continuità che dovrebbe essere sempre presente per ogni grado e ordine di scuola.
Le maestre si preoccuperanno di filmare sia le prove sia lo spettacolo e sia i lavori fatti in classe,tali riprese serviranno come momento di valutazione e come ricordo comune di un lavoro fatto assieme,così come il fascicoletto dei lavori raccolti che verrà rilegato e messo a disposizione delle famiglie.
Sarebbe interessante riuscire a trasferire i lavori su un cd-rom che rimarrà a disposizione dell’Istituto.
Le riprese dello spettacolo potranno essere trasferite su dvd in modo che i genitori interessati possano acquistarli per mantenere il ricordo del lavoro fatto dai propri figli.
Gli insegnanti inoltre raccoglieranno tutto il materiale cartaceo derivato dalla comprensione e lo rilegheranno in un piccolo fascicolo riassuntivo.
CONTESTO IN CUI SI SVOLGE IL PROGETTO
La scuola in cui si svolge il progetto è un situata in un piccolo paesino di solo mille abitanti a quindici chilometri dal primo grande centro abitato.La scuola è definita dalle nuove leggi “scuola di montagna” in quanto è situata a seicentocinquanta metri di altitudine sul livello del mare.
L’edificio è ubicato al centro del paese al termine di una ripida salita,è posto su due livelli,al primo piano si trova un grosso corridoio che immette a sinistra in due aule (una accoglie la prima ,la seconda e la terza classe ,l’altra la quarta e la quinta),e a destra in una grande aula divisa in settori da armadi e scaffali in cui sono predisposti computer e stampanti fotocopiatrice e un piccolo angolo “morbido” (cuscini e tappeti) per la lettura. Al piano inferiore sono presenti a sinistra la mensa e la biblioteca e a destra la palestra (che servirà per le prove durante la realizzazione del progetto),la scuola è circondata d un grande cortile.
LAVORARE IN PLURICLASSE
Lavorare in pluriclasse non è semplice ci si pone davanti ad una realtà diversa e non più troppo comune e si rilevano sia aspetti positivi che aspetti negativi:
Aspetti negativi:
Nelle pluriclassi sono pochi i bambini e la socializzazione e più faticosa, generalmente i paesi dove sono ubicate le scuole con struttura a pluriclasse sono molto piccoli rendendo più faticosa la socializzazione che si riduce a un numero ristretto di bambini.
Nelle pluriclassi gli insegnanti devono rapportarsi e comunicare contemporaneamente.
Aspetti positivi:
Gli alunni delle pluriclassi sono solitamente in numero ridotto,quindi gli insegnanti possono attuare interventi individualizzati;
Nella pluriclasse è possibile mettere in atto uno degli indicatori più importanti la flessibilità;
Gli alunni con difficoltà di apprendimento possono ottenere dei risultati anche superiori a quelli previsti.
Gli alunni più grandi possono aiutare i bambini più piccoli;
Tutti gli alunni possono partecipare attivamente alla vita della scuola;
Ogni alunno ha la possibilità di dimostrare di avere interiorizzato ciò che ha appreso;tra alunni e insegnanti si crea un legame molto forte che ricalca l’atmosfera famigliare.
I rapporti con le famiglie possono essere più sereni dando origine a rapporti amichevoli.
I bambini creano relazioni con i bambini di età diverse rapportandosi con loro in modo proficuo e stimolante.
La pluriclasse offre un’organizzazione a sezioni verticali ovvero i bambini inseriti in un’unica aula sono di età diverse e quindi con abilità diverse.La pluriclasse offre loro un confronto costante tra bambini più grandi e bambini più piccoli. L’organizzazione a sezioni verticali è attuato anche in alcuni asili nidi e scuole dell’infanzia e ha favorito sempre buoni risultati promovendo un ambiente ricco di stimoli e di opportunità.Il bambino fin dalla prima infanzia si abitua a confrontarsi con bambini più piccoli e con bambini più grandi,a relazionarsi in modo diverso e a rispettare gli altri.
METODI E TECNICHE ADOTTATE
CIRCLE TIME
Il concetto di gruppo: “Un gruppo è un insieme di persone che interagiscono tra loro influenzandosi reciprocamente”.
All’inizio del lavoro, per creare un clima positivo e sereno, si potrà attuare la tecnica del “circle time” (tempo del cerchio).Questa tecnica di lavoro di gruppo serve per favorire il rapporto fra i bambini in classe,la loro conoscenza reciproca,e per offrire uno spazio relazionale diverso.
Si può definire la classe riunita un piccolo gruppo con una struttura a bassa gerarchia,di tipo formale,con l’obiettivo principale di creare un clima collaborativo e amichevole fra i membri.
L’insegnante proporrà di mettere le sedie in circolo, (la durata sarà di 20-30 minuti),dove si deciderà quale argomento trattare per primo nel caso ne vengano proposti più di uno.Ne nascerà una discussione dove ogni membro del gruppo esporrà il proprio parere.
Prima di iniziare il lavoro si stabiliranno le regole (non interrompere chi parla,ascoltare e poi esprimere la propria opinione,accettare qualsiasi punto di vista,non deridere i compagni) che saranno valide per tutta le durata del progetto e per tutte le attività svolte qualsiasi esse siano.
Le regole scaturiranno durante la discussione e sarà l’insegnante a sollecitare gli alunni a proporle loro stessi anziché proporle egli stesso:una volta stabilite verranno accettate e scritte su un cartellone che verrà appeso in modo da essere sempre visibile.
Obiettivo principale del circe time è:
Favorire la conoscenza reciproca,la comunicazione e la cooperazione fra tutti i membri del gruppo classe,creare un clima sereno di reciproco rispetto in cui ognuno soddisfi il proprio bisogno sia di appartenenza che di individualità.
Altri obiettivi:
imparare a discutere insieme ascoltando senza interrompere,
accettare il parere degli altri,sentendosi liberi di esprimere le proprie opinioni,in un reciproco arricchimento e confronto,
risolvere soddisfacentemente conflitti,analizzando il problema e trovando insieme le possibili soluzioni,evitando così la necessità di interventi autoritari da parte dell’insegnante.
L’insegnante durante questa prima parte del lavoro deve osservare :
come gli alunni si dispongono in cerchio;
se tutti sono coinvolti nella discussione;
se tutti si sentono a proprio agio;
a chi sono dirette le parole;
come si svolgono gli interventi.
L’insegnante deve facilitare la discussione e
Offrire sostegno ai ragazzi più timidi e controllare quelli più aggressivi.
Chiedere chiarificazioni in caso di interventi confusi.
Riassumere alla fine tutti gli interventi .
Esprimere anche un suo parere .
Dopo ciò si passerà alla suddivisione dei gruppi che dovranno essere decisi dagli insegnanti in base alle varie componenti caratteriale e cognitive di ogni singolo alunno.
I gruppi dovranno essere divisi “mescolando” bambini di prima,seconda e terza in modo da avere insieme bambini con abilità e età diverse favorendo così un rapporto reciproco di scambio di conoscenze,idee e opinioni.
COOPERATIVE LEARNING E LEARNING TOGHETER
Per favorire e migliorare il lavoro di gruppo si può attuare la tecnica del Learning togheter
L’insegnante inizierà il lavoro ponendo dei punti fondamentali nel gruppo,prendendo esempio dalla teoria del Learning Together (Johnson e Johnson) dovrà fare in modo di creare un interdipendenza positiva tra i membri del gruppo.E’ importante che l’insegnante assegni compiti chiari e un obiettivo comune,in modo che gli allievi capiscano che si trovano in una situazione come quella dei tre moschettieri “tutti per uno,uno per tutti”:l’interdipendenza positiva induce gli studenti a impegnarsi per il successo personale e del gruppo di appartenenza.
In questo caso l’insegnante spiegherà agli alunni ciò che bisogna fare.
Il gruppo deve essere responsabile dei suoi obiettivi e ogni membro lo deve essere con la sua parte di lavoro. La responsabilità individuale deve essere valutata attraverso le prestazioni del soggetto e la successiva discussione dei risultati raggiunti dal singolo e dal gruppo,così da identificare chi richiede una maggiore assistenza,incoraggiamento e sostegno.
Gli alunni,secondo i fratelli Johnson, devono interagire tra di loro aiutandosi,sostenendosi e incoraggiandosi a vicenda .
Il compito del docente sarà quello di guidare gli allievi ad acquisire abilità relazionali.
L’ apprendimento cooperativo è per sua natura più complesso di quello competitivo o individualistico,poiché gli studenti devono occuparsi contemporaneamente del lavoro
sul compito e del lavoro di gruppo. L’insegnante deve aiutare a comunicare tra loro i membri del gruppo e saper gestire gli inevitabili conflitti.
L’insegnante deve procedere anche alla valutazione del gruppo e di ogni singolo elemento.
La teoria dei fratelli Johnson è un orientamento pedagogico attuale del Cooperative Learning che è una modalità di gestione democratica della classe,altamente interattiva ,essenzialmente centrata sui gruppi di lavoro eterogenei ,sull’interdipendenza positiva dei ruoli,sull’eguaglianza delle opportunità di successo per tutti .Inoltre contribuisce alla creazione di un contesto educativo non competitivo,altamente responsabile e collaborativo ,produttivo di processi cognitivi di ordine superiore .L’insegnante ha un ruolo di “manager” e non di esperto. I risultati di queste modalità di insegnamento apprendimento sono raggruppabili in quattro aree:
Area della socialità ,grazie alle relazioni di miglioramento all’interno del gruppo;
area dell’affettività,ossia il rafforzamento dell’identità e dell’autostima degli alunni;
area cognitiva nel senso di miglioramento del rendimento scolastico;
area meta-cognitiva strategie del dover discutere e spiegare un argomento.
La maggiore preoccupazione didattica di molto docenti è il completamento del programma e minore enfasi viene posta su quante sia significativo e stabile nella memoria ciò che gli studenti apprendono, il costruttivismo pensa che la conoscenza è un qualcosa che l’individuo costruisce nel tentativo di ordinare le proprie esperienze la costruzione di una nuova conoscenza avviene mediante l’osservazione ragionata di eventi,interpretata e mediata attraverso concetti che già possediamo: “La conoscenza è costruita nella mente di colui che impara”.Il costruttivismo non è soltanto una teoria della conoscenza,ma propone una propria concezione della verità e della relazione tra conoscenza e realtà.
Secondo Vygotsky,lo sviluppo cognitivo è un processo sociale e la capacità di ragionare aumenta nell’interazione con i propri pari e con le persone maggiormente esperte.Lo scopo di lavorare in gruppo è anche quello di sviluppare abilità nel ragionamento critico.Infatti nel progetto proposto vengono richieste all’alunno capacità di ragionamento,comprensione e attenzione che con lo svolgimento graduale del lavoro potranno migliorare e affermarsi.
L’apprendimento cooperativo (Cooperative Learning) è un processo di istruzione che coinvolge gli studenti nel lavoro di gruppo per raggiungere un fine comune.
Centinaia di studi sul Cooperative Learning hanno dimostrato che se usato correttamente,l’apprendimento cooperativo è superiore all’istruzione tradizionale perché migliora l’apprendimento, facilita lo sviluppo delle abilità cognitive e l’attitudine a lavorare con gli altri,aiuta gli studenti a costruire la fiducia nelle proprie capacità
L’apprendimento cooperativo è una tecnica di insegnamento che si centra sullo studente che interagisce con altri studenti,nel gruppo gli alunni sono impegnato in attività che stimolano la conoscenza reciproca.
Per applicare il Cooperative Learning non basta dire a quattro studenti di mettersi a lavorare in gruppo,ma esistono differenze fondamentali tra i gruppi spontanei e i gruppi di Cooperative Learning sono le seguenti:
Nei gruppi di Cooperative Learning l’interdipendenza positiva è alta,negli altri è inesistente o quasi;
i gruppi di Cooperative Learning sono formati con criteri di eterogeneità di competenze,quelli tradizionali sono omogenei;
nei gruppi di Cooperative Learning la leadership è condivisa e distribuita,in quelli tradizionali il leader è uno;
Nei gruppi cooperativi si perseguono obiettivi rivolti al compito da svolgere e contemporaneamente alla relazione da creare ,in quelli tradizionali l’attenzione è rivolta esclusivamente al compito;
Nei gruppi cooperativi le competenze sociali sono sviluppate consapevolmente,in quelli tradizionali sono date per scontate.
Nei gruppi cooperativi oltre ad una valutazione di gruppo è prevista un valutazione individuale,in questo modo ciascuno è responsabile del proprio lavoro.
L’insegnante avrà il compito di :
Definire gli obiettivi in termini di abilità scolastiche e sociali:ogni lezione ha obiettivi connessi alle abilità sia scolastiche che sociali del gruppo.
Decidere le dimensioni del gruppo:i gruppi di apprendimento dovrebbero essere piccoli (non più di quattro studenti).
Decidere la composizione del gruppo formando gruppi eterogenei
Assegnare ruoli.
Assegnare funzioni diverse come leggere ,scrivere .
Sistemare l’aula.
Organizzare i materiali
Inoltre l’insegnante dovrà:
Spiegare il compito .Spiegare gli obiettivi della lezione,come svolgere la consegna;
Spiegare i criteri di valutazione;
Strutturare l’interdipendenza positiva;
Strutturare la cooperazione intergruppo;
Strutturare la responsabilità individuale;
Insegnare le abilità sociali.
Inoltre l’insegnante dovrà far monitoraggio di tutte le attività proposte:
Favorire l’interazione costruttiva diretta .Condurre la lezione assicurandosi che gli studenti si aiutino e favoriscano reciprocamente la loro riuscita attraverso un rapporto diretto.
Monitorare il comportamento degli studenti:mentre gli studenti lavorano ,si gira di gruppo in gruppo per vedere se comprendono il materiale e il compito assegnato.
Intervenire per migliorare il lavoro del gruppo e sul compito:si fornisce aiuto nel lavoro sul compito se gli studenti fanno fatica ad usare il materiale messo a disposizione.
Chiudere la lezione: per migliorare l’apprendimento degli studenti si chiede loro di ricapitolare i punti salienti della lezione o di rivedere i punti importanti.
La valutazione e la verifica si baserà sulla valutazione dell’apprendimento degli studenti,e il funzionamento dei gruppi.
IL TUTORING
In riferimento al progetto proposto mescolando i gruppi per età si avranno gruppi di bimbi della prima alla terza,sarà naturale per loro aiutarsi reciprocamente si avrà così in modo spontaneo l’applicazione del metodo tutoring ovvero l’alunno più grande che aiuta quello più piccolo, il tutor è colui che affianca il tutee è colui che viene affiancato per apprendere conoscenze nuove,competenze e abilità.Il bambino più piccolo che si troverà a svolgere una tecnica pittorica nuova mai usata in passato potrà essere aiutato dall’ alunno più grande che ha già usato questa tecnica.Il tutoring si ricollega al modello di apprendimento cooperativo evidenziando l’influenza positiva sull’impegno e sulla motivazione al lavoro,sulle relazioni interpersonali e sul benessere psicologico degli studenti.
Gli studi più recenti sono stati effettuati in Gran Bretagna dove si è costatato che gli studenti di origine asiatica presentino modelli di comportamento che stimolano un successo scolastico più elevato.In queste culture i bambini più grandi accudiscono bambini più piccoli dando origine a un “tutoring” spontaneo.
Sarà interessante per l’insegnante osservare i bambini di origine asiatica presenti in pluriclasse.
Infatti nella pluriclasse in cui è applicato il progetto sono presenti infatti tre alunni di nazionalità pachistana.
Il tutoring può essere definito come metodo di apprendimento e insegnamento che utilizza la cooperazione tra due individui.
Per attivare un processo di apprendimento efficace ,gli obiettivi del tutor e del tutee e del progetto da svolgere devono essere ben definiti,chiari e precisi:tuttavia è necessario ricordare che nessun obiettivo è immutabile (dire chiaramente ai bambini il compito da svolgere sul cartellone,ricordandosi sempre di seguire le attitudini personali dei bambini).
Numerose ricerche hanno dimostrato l’efficacia dell’apprendimento cooperativo evidenziandone l’influenza positiva sull’impiego e la motivazione al lavoro,sulle relazioni personali e sul benessere psicologico degli studenti.
Da quando,negli anni sessanta,ha preso piede la scolarizzazione di massa,uno dei principali impegni dei docenti è stato quello di ridurre il numero di ridurre il numero di alunni con rendimento negativo.
Rispetto a tale impegno ha assunto particolare problema la formazione delle classi.
Il fenomeno della scolarizzazione di massa ha rovesciato questo processo,infatti oggi la scuola deve:
1.Garantire il raggiungimento degli obiettivi formativi per tutti i frequentanti;
2:Realizzare nuovi progetti di integrazione dell’offerta curriculare.
In questo panorama,in diverse nazioni,soprattutto di lingua inglese,si sono sviluppati programmi di apprendimento cooperativo,che si fondano su due principi fondamentali:
1.Il primo principio evidenzia che in classe esiste un apprendimento verticale (insegnante-studente) e un apprendimento orizzontale che è quello tra i membri di un gruppo (ccoperative learning);
2.Il secondo principio evidenzia che gli individui apprendono meglio in un piccolo gruppo.
Cohen e Kulic affermano che i risultati delle ricerche dimostrano che i migliori risultati del tutoring si registrano in matematica.
Russel e Ford nel 1983 dimostrano che i tutor possono essere efficaci come insegnanti di sostegno nell’aiuto di discenti portatori di handicap.
Harrison e Reay confermano cosa dicevano Cohen e Kulic.
Trovato e Bucher evidenziano ,a seguito di uno studio condotto su 69 bambini ,per un periodo di 15 settimane,coinvolti in un progetto di tutoring scolastico rinforzato a casa, che l’accuratezza e la comprensione della lettura risulta raddoppiata.
I vantaggi derivati dalla realizzazione di progetti di tutoring sono diversi:
Il tutor ha la possibilità di rivedere e di consolidare le proprie conoscenze,di colmare eventuali lacune nell’apprendimento,di riformulare le proprie conoscenze in nuovi contesti intellettuali ,di sviluppare un maggiore e più consapevole senso di responsabilità e ,di conseguenza,una maggior fiducia in se stesso e nelle proprie capacità.
Al tutee è offerta l’opportunità di individualizzare e personalizzare i processi dell’apprendimento,perseguendo obiettivi formativi sulla base delle proprie capacità e potenzialità;inoltre si avvale di un insegnamento non soltanto verbale,ma esperienziale.
Nonostante gli indubbi vantaggi ,tuttavia,vanno menzionati anche alcuni svantaggi conseguenti all’impiego di questa strategia didattica,dovuti alla possibilità che un eccesso di burocratizzazione del ruolo del tutor può sminuire il valore della sua attività di formatore.Inoltre può insorgere il pericolo che il tutor assuma ruoli impropri o,nell’ambito scolastico si sostituisca al docente.
Il compito dell’insegnante sarà anche quello di osservare se tali fenomeni si verifichino ed eventualmente intervenire individuare tali circostanze,modificare gli abbinamenti tra tutor e tutee,ridimensionare le aspettative e gli obiettivi del lavoro che erano stati precedentemente prefissati.
ELEMENTI FONDAMENTALI PER LA REALIZZARE UN PROGETTO DI TUTORING
Un progetto di tutoring è caratterizzato da cinque elementi fondamentali:
Abbinamento- tutor e tutee vanno abbinati sulla base di una scelta accurata,per poter svolgere un compito di squadra.
Calendario- va progettato in anticipo un calendario con le date degli incontri e i giorni con gli orari.
Formazione - il tutor deve seguire un percorso formativo (esempio:l’allievo deve avere già svolto alcune delle esperienze proposte in modo da poter aiutare i compagni) per conoscere i compiti di cui sarà responsabile e i limiti del suo incarico.
Obiettivi-tutor e tutee devono conoscere gli obiettivi generali che il progetto si prefigge e quelli che essi singolarmente dovranno raggiungere.
Monitoraggio e valutazione -è necessario che il tutor e il tutee dispongano degli strumenti utili a monitorare e valutare gli obiettivi intermedi,il cui raggiungimento è necessario per il successo dell’intero progetto.
FASI DI UN PROGETTO DI TUTORING SCOLASTICO
Per realizzare un progetto di tutoring scolastico efficace è necessaria una pianificazione accurata che tenga conto dei seguenti elementi:
1.Analisi del contesto è utile per fissare gli obiettivi realistici e operativi,individuare gli studenti che potrebbero svolgere il ruolo tutor,analizzare le tipologie d’interazione tra i sottogruppi e l’ idea dei docenti relativamente all’utilità di un progetto di tutoring,come mezzo per prolungare l’attività didattica sotto la supervisione di professionisti in alternativa al coinvolgimento dei genitori.
2.Selezionare i partecipanti:gli studenti devono essere in grado di cooperare tra di loro.
3.Materiali didattica:usare materiale strutturato e precedentemente preparato e organizzato
4.Contatti:una decisione importante riguarda gli orari di svolgimento delle attività e i luoghi.
5.Interazioni tra tutor e tutee: è necessario prestare molta attenzione alle dinamiche tra tutor e tutee e all’avanzamento del lavoro collaborativo.
6.Formazione del tutoring: formazione preliminare degli alunni coinvolti
7.Monitoraggio:l’insegnante deve sviluppare un programma di monitoraggio per affrontare e risolvere ogni problema
8.Valutazione:ogni progetto deve predisporre criteri di valutazione.
9.Feedback:per valorizzare il lavoro svolto,è necessario che l’insegnante fornisca agli studenti un feedback sull’attività condotta.
TUTORING-VALUTAZIONE
E’ sconsigliabile un’unica valutazione alla fine del progetto, perchè si registrerebbe esclusivamente la soddisfazione dei partecipanti per il raggiungimento degli obiettivi prefissati e la loro partecipazione all’esperienza condotta.
E’ preferibile predisporre una serie di valutazioni durante il progetto:
Una verifica sui progressi di rendimento nell’ambito generale della materia;
La padronanza delle abilità;
Il miglioramento nell’esecuzione dei compiti specifici;
Progressi nella gestione delle interazioni sociali.
VALUTAZIONE
Valutare significa attribuire valore a certi eventi in funzione di un sistema,di scopi definiti,e a volta per volta mettersi in condizione di scegliere affinché gli obiettivi siano raggiunti nel modo migliore,senza sprechi,scegliere in funzione di obiettivi dichiarati.
Alcuni invece tendono ad usare la valutazione in una forma coercitiva,volta a svuotare di contenuti l’azione umana.Valutazione è anche una moda culturale, e pervade tutto.Per molte attività si riscontra che la spesa per le attività di monitoraggio è pari alla spesa per lo svolgimento delle attività stesse e spesso si arriva ad ottenere dati non utilizzabili.Se la valutazione diventa essa il centro dell’attività,fa perdere senso all’attività stessa.
PSICOLOGIA DELLA VALUTAZIONE
Perché la valutazione sia veramente efficace bisogna che faccia appello alle migliori tecniche possibili e che ponga in atto i migliori principi della psicologia.Gia da parecchi anni si riconosce che la disponibilità è un elemento indispensabile per apprendere. Un allievo è recettivo quando accetta e comprende gli obiettivi da raggiungere che sono stati prefissati.Si sa da molto tempo che le persone tendono a persistere nelle attività nella misura in cui vi ottengono un certo successo questo fenomeno si chiama “Legge dell’effetto di Thorndike”.Più gli allievi si rendono conto che certi tipi di comportamento sono associati al successo più avranno successo.Gli allievi si devono applicare in modo da trovare strategie e riuscire in quel tipo di prova.Le prime esperienze sull’apprendimento hanno dimostrato che i soggetti imparano meglio quando sono oggetto costante di una valutazione di cui comprendono il fondamento atto ad aiutarli a capire se stanno procedendo bene.Tra tutti i problemi connessi alla valutazione,la motivazione e gli allievi è uno dei più importanti e talvolta dei più difficili da affrontare.Le ricerche hanno dimostrato che ,se un allievo è veramente motivato la sua performance è molto vicina al massimo delle sue possibilità rispetto a quando la motivazione manca.Quando chi apprende partecipa attivamente,l’apprendimento è il massimo della sua efficacia.
I TIPI DI VALUTAZIONE
“Come” si valuta,cioè l’esigenza di sistematicità e attendibilità dei controlli
“Cosa” si valuta,cioè l’’impriscindibile riferimento agli obiettivi precedentemente prefissati
“Perché” si valuta,cioè le funzioni della valutazione in vista dell’adeguamento del programma educativo in funzione della migliore formazione della persona.La raccolta dati circa il comportamento e l’apprendimento degli allievi deve essere fatta per soddisfare le esigenze didattiche e di orientamento,si parlerà quindi di:
Valutazione diagnostica o iniziale,fatta nel momento di intraprendere un itinerario o formativo;
Valutazione formativa o “in itinere”,che accompagna costantemente il processo didattico nel suo svolgersi;
Sommativa o complessiva,finale,da condurre al termine di un processo didattico.
Si distingue oggi nella scuola una valutazione formativa da una consuntiva o sommativa:la prima avviene durante l’apprendimento ed ha lo scopo principale di stabilire di che cosa ha bisogno colui che apprende per assimilare pienamente l’apprendimento stesso;la seconda avviene invece al termine dell’apprendimento ed ha la funzione di per sé non educative,di solo accertamento ai fini sociali del profitto finale conseguito.
VALUTAZIONE FORMATIVA
Ha lo scopo di fornire una informazione continua e dettagliata circa il modo in cui i singoli allievi accedono ad una procedura di apprendimento e quindi procedono attraverso ad essa.La disponibilità di tale informazione è indispensabile se si vogliono assumere decisioni didattiche tempestive,per corrispondere alle necessità di ciascun allievo differenziando la proposta formativa.La valutazione formativa interviene durante i processi di apprendimento,ed ha lo scopo di accertare in modo analitico quali abilità ciascun allievo stia acquisendo,rispetto a quali incontri difficoltà.Gli insegnanti possono quindi attivare tempestivamente interventi continuativi che appaiono più opportuni.
Nel caso del progetto proposto l’insegnante dovrà rilevare le difficoltà e le abilità di ogni singolo alunno per poter procedere ad attuare modalità di “recupero” e di rinforzo.
VALUTAZIONE INIZIALE
Il controllo scolastico ,compito nelle fasi iniziali del processo educativo,può mirare ad accertare se le capacità intellettuali generali,o le capacità specifiche richieste per un determinato tipo di apprendimento,o ancora gli apprendimenti precedentemente compiuti dagli scolari che sono in grado di permettere il processo educativo.
L’insegnante che propone il progetto conosce i suoi allievi,le capacità e i limiti che presentano,strutturerà quindi le attività in modo adeguato alle esigenze della pluriclasse.
VALUTAZIONE SOMMATIVA
Va condotta a termine di un cospicuo periodo di lavoro.Gli scopi che con essi si possono perseguire sono plurimi.Tra i più importanti vanno segnalati:
L’espressione su un giudizio complessivo sugli apprendimenti di ciascun allievo.
L’ analisi complessiva della qualità dell’istruzione attivata, quindi delle scelte didattiche compiute.Una funzione di vero bilancio consuntivo della programmazione didattica.
L’analisi della produttività qualitativa della scuola.In questo caso si può definire comparativa la funzione svolta dalla valutazione.
LE FUNZIONI SPECIFICHE DELLA VALUTAZIONE
Nel campo della formazione scolastica,impiegando come criteri di classificazione il tempo in cui la valutazione deve essere compiuta,e gli scopi specifici della verifica,ovvero le particolari finalità che con essa si vogliono perseguire,diviene abbastanza agevole individuare le principali classi delle possibili funzioni valutative.Si potranno distinguere allora i seguenti momenti e i corrispondenti obiettivi dell’accertamento delle conoscenze,per ognuno dei quali sono individuabili una o più funzioni valutative.
1.Valutazione iniziale.Gli scopi per cui viene compiuta possono essere essenzialmente due:
Rilevare le conoscenze possedute dagli allievi all’ingresso di un nuovo anno scolastico o all’inizio di un lavoro per giudicare se il loro patrimonio cognitivo è adeguato alle difficoltà previste,ovvero attraverso questa analisi essere in grado di pronosticare gli esiti.
Rilevare i gradi in cui sono posseduti dagli allievi i prerequisiti cognitivi,ma anche affettivo – motivazionali,ritenuti indispensabili per una positiva e dinamica intrapresa delle attività di istruzione previste per quell’anno,in modo che dai risultati derivi la volontà di revisionare la programmazione didattica compiuta attivando procedure che possano permettere a tutti di imparare.
2.Valutazione procedurale.Si effettua durante lo svolgimento del processo formativo con lo scopo di rilevare analiticamente e con continuità le difficoltà e gli ostacoli che ciascun allievo incontra nel processo di apprendimento.
3.Valutazione intermedia.Va condotta dopo un periodo relativamente lungo dell’attività.Gli obiettivi che con essa si perseguono sono due e con essa complementari:
Compiere una sorta di bilancio di revisione parziale della programmazione didattica per meglio calibrare i successivi interventi alle necessità verificate in un significativo arco di tempo e agli obiettivi finali predefiniti.
Esprimere giudizi valutativi che indichino la posizione di ciascun allievo lungo l’itinerario formativo ovvero rispetto agli obiettivi cognitivi prefissati.
4.Valutazione finale.Va condotta al termine di un cospicuo periodo di formazione, coincidente con un anno scolastico o con la fine di un lavoro (fine del progetto).Gli scopi che con essa si possono perseguire sono plurimi.Tra i più importanti vanno segnalati:
L’espressione di un giudizio complessivo sugli apprendimenti conseguiti da ciascun allievo.La funzione sottesa è quella sommativa,nel senso che esprime prevalentemente il livello di padronanza degli obiettivi terminali raggiunti da ogni allievo,quindi la capacità di collegare e impiegare, anche in forma originale un complesso organico di abilità e conoscenze;
L’analisi complessiva della qualità dell’istruzione attivata,quindi nelle scelte didattiche compiute.Una funzione di vero e proprio bilancio consuntivo della programmazione didattica da cui ricavare indicazioni fondate per modificarne e migliorarne l’assetto strutturale e organizzativo.In questo caso la ricaduta positiva dell’informazioni raccolte e delle valutazioni condotte,sulla didattica,non interesserà gli allievi con i quali si è operato bensì quelli che l’anno successivo frequenteranno la stessa classe;l’analisi della produttività qualitativa e quantitativa della scuola.In questo caso si può definire comparativa la funzione svolta dalla valutazione.Con essa infatti si possono e soppesare le possibili cause che determinano le eventuali differenze del prodotto formativo tra classi o corsi equivalenti della stessa scuola anche la fine di modificare l’impianto didattico-organizzativo di quello che abbiamo definito microsistema formativo;
Il pronostico del probabile risultati che ogni allievo potrà conseguire seguendo un determinato e successivo corso di studi.E’ il caso specifico della valutazione generalmente condotta al termine di un ciclo formativo o di un corso di studi sulla base degli esiti di un esame.
La valutazione è affidata alle competenze dei docenti,responsabili delle attività educative e didattiche e previste dai piani didattici.
La valutazione è collegiale ,condivisa e trasparente.
Saranno oggetto di valutazione periodica e annuale gli apprendimenti e il comportamento degli alunni,in ordine all’interesse,alle modalità di partecipazione alla comunità scolastica,all’impegno,alla capacità di relazione con gli altri.
Gli strumenti di rilevazione possono essere:
Osservazione sistematiche
Colloqui con i genitori per l’acquisizione diretta di informazioni
Autovalutazione da parte di ciascun alunno
Prove oggettive sotto forma di schede
Schemi logici
Tabelle in sintesi
Verbalizzazione scritte e orali delle conoscenze e delle esperienze
Il cambio prospettico della scuola comunità di apprendimento,coinvolge anche il sistema di valutazione.
L’insegnamento come afferma Bruner “dovrebbe avere l’obiettivo di condurre l’alunno a scoprire se stesso.Parlare agli studenti e dopo valutarli su cosa è stato detto,inevitabilmente ha l’effetto di produrre studenti dipendenti,la cui totale motivazione per l’apprendimento sarà probabilmente estrinseca”.
La valutazione fornisce direzione all’apprendimento quando:
permette di comprendere e correggere l’errore,
permettere di colmare le distanze che vengono rilevate negli apprendimenti,
permette di avanzare al livello successivo di conoscenza e abilità.
Per McTighe l’esecuzione di un compito permette agli studenti di dimostrare la loro conoscenza e abilità in un modo che si avvicina a quello che dovrebbero fare quando sono fuori dalla classe.Quando per esempio agli studenti viene chiesto di convincere un destinatario specifico,scrivendo in modo deciso le proprie argomentazioni,devono saper usare la loro conoscenza sull’argomento,le loro abilità di scrittura nel modo di più adeguato per raggiungere l’obiettivo dato.Questo è un compito congruente con le richieste della vita reale,attraverso l’esecuzione di un compito tangibile e reale.
Questo modo di valutare le abilità e le conoscenze degli studenti,è la prospettiva della valutazione autentica,la quale si avvicina in modo significativo al potenziamento della motivazione intrinseca.
Valutando infatti le abilità e le conoscenze degli studenti in un contesto di mondo reale” gli studenti apprendono ulteriormente il “come” applicare le loro conoscenze e abilità in compiti e contesti diversi.
La valutazione autentica non incoraggia l’apprendimento meccanico,l’apprendere passivamente in vista del compito in classe.Si focalizza sulle competenze di analisi degli studenti;sull’abilità di integrare ciò che apprendono;sulla creatività,sull’abilità di lavorare collaborativamente;sullo scrivere e parlare in modo competente.
Valuta i processi di apprendimento tanto quanto i prodotti finiti.Per misurare conoscenze profonde e abilità,in un contesto autentico,occorrono strumenti altrettanto autentici.
LA VALUTAZIONE NELLA SCUOLA DELL’OBBLIGO
Nella scuola dell’obbligo sono applicati da tempo gli strumenti di valutazione qualitativi che si affiancano a quelli quantitativi.La valutazione a cui si giunge è globale perché si colloca i dati ottenuti dalla misurazione all’interno di un’analisi globale della situazione in cui avviene l’apprendimento. L’osservazione,strumento prioritario per l’analisi qualitativa, accentua il ruolo del docente come soggetto che raccoglie in modo sistematico e continuativo le informazioni sullo sviluppo delle conoscenze e delle abilità,sulla disponibilità ad apprendere,sulla costruzione della personalità.Gli apprendimenti cognitivi sono solo una parte di quelli osservabili,il quadro informativo riguarda tutti gli aspetti che appartengono alla maturazione dello studente.In questa modalità di lavoro le forme di valutazione si completano:in alcuni casi saranno utile le prove oggettive ,in altri quelle di tipo qualitativo,la scelta è collegata agli obiettivi che ci si propongono.La scheda in cui si riporta il giudizio è un collettore dei diversi interventi valutativi quelli osservati e quelli misurativi,l’aspetto interessante è nuovo di questa impostazione e lo spostamento di centralità dalla valutazione degli apprendimento alla verifica dell’azione didattica.
VALUTARE ATTRAVERSO ALL’OSSERVAZIONE
Dopo la constatazione delle differenze tra metodi di valutazione quantitativi e qualitativi occorre vedere quali sono le caratteristiche del metodo valutativo che procede attraverso delle osservazioni sistematiche .
Sui tratta di un metodo di analisi qualitativa che almeno per il primo ciclo della scuola dell’obbligo sembra aver soppiantato i procedimenti misurativi tradizionali (il progetto è infatti realizzabile in tale contesto).
Questo per due motivi fondamentali:
L’osservazione è collegata alla comprensione perciò appare un strumento più utile;
L’osservazione permette di raggiungere uno degli obiettivi prioritari della scuola:quello di promuovere i processi sostenerli e rinforzarli.
L’osservazione sistematica è una metodologia rigorosa che porta alla produzione di una documentazione utile sia ai fini autovalutativi sia come testimonianza del lavoro svolto al livello della scuola.
L’oggetto dell’analisi è il comportamento dei soggetti che apprendono osservato nello svolgimento delle attività didattiche,la valutazione entra perciò nel processo di insegnamento .apprendimento ,smette di essere la parte conclusiva del percorso didattico e si inserisce nella costruzione e nell’applicazione degli interventi formativi.
Per procedere a tale osservazione ci si potrà avvalere del supporto di schede predefinite realizzate dagli insegnanti per le varie attività svolte.
Per valutare il progetto proposto si predisporranno schede di osservazione sul comportamento degli alunni e sullo svolgimento del lavoro.
LA VALUTAZIONE SISTEMATICA
La valutazione sistematica:
Riesce a rendere conto del processo di cui è avvenuta la formazione;
Riesce a comprendere nella valutazione ogni aspetto del sistema
Dipende da osservazioni accurate e costanti di alcuni parametri che vengono scelti come indicatori del cambiamento .
Non si limita all’indagine del fenomeno ,ma ne ricerca le cause;
Si svolge in un tempo lungo;
Si serve di strumenti di misura attendibili,sia di tipo qualitativo che di tipo quantitativo integrati tra loro.
La valutazione sistematica valorizza il processo sul prodotto e indaga il contesto all’interno del quale avviene la formazione, le dinamiche interpersonali ,i progetti che vengono attivati , i prodotti che ne risultano ,gli strumenti per valutare sono necessariamente vari perché devono indagare aspetti molto diversi tra loro da quelli culturali a quelli relazionali.
Nel caso del progetto proposto l’insegnante potrà attuare delle osservazioni che dureranno per l’intera durata del progetto.Gli insegnanti si muniranno di un quaderno e annoteranno i comportamenti dei bambini,il loro modo di porsi nei confronti del lavoro e degli altri compagni,ciò che i bambini hanno compreso,la collaborazione all’interno del gruppo eventuali comportamenti leader e tutto ciò che si riterrà opportuno,potrà inoltre munirsi di schede (una per ogni bambino) e attraverso domande ( a risposta multipla) valutare le dinamiche di gruppo e la comprensione del lavoro svolto.
L’insegnante avrà quindi anche il ruolo di osservatore oltre che di “manager”.L’osservatore deve calarsi in un ruolo “neutro” ,non deve influenzare i comportamenti degli alunni,ma solamente osservarli nelle varie attività.